Salve a tutti!
Oggi voglio raccontarvi di un viaggio.
Un viaggio che noi di LabMec abbiamo fatto qualche tempo fa.
E voglio farlo non perché il richiamo del mare, le vacanze che si avvicinano, la voglia di avventura e di esplorazione è inversamente proporzionale alla voglia di mettersi a lavoro.
Tutt’altro!
Stamane, come tutte le mattine, il mio staff ed io siamo impegnati con le sfide che il nostro lavoro ogni giorno ci propone.
La grinta, l’entusiasmo e la determinazione, sono quelle di sempre.
Ma è proprio guardando i miei ragazzi a lavoro, la loro passione e la loro allegria, la loro voglia di ricercare e sperimentare, che la mente vola altrove.
E, precisamente, ad un viaggio.
Non un viaggio di piacere, ma un viaggio ugualmente meraviglioso.
Un viaggio importante, di cui serbo un ricordo intenso e prezioso.
È incredibile, a volte, come un dettaglio, una semplice sfumatura, un profumo o un colore, possano letteralmente rapirti e portarti in un luogo diverso.
Qualcuno, una volta, ha detto: la vita è tutto ciò che ti accade mentre sei impegnato a fare altro.
Nulla di più vero.
Ed è proprio per questo che, adesso, mi è venuta voglia di raccontarvi di quel viaggio.
“…è dolce stare in mare quando son gli altri a far la direzione, senza preoccupazione, soltanto fare ciò che c’è da fare e cullati dall’onda notturna, sognare la mamma… il mare. ” LORENZO Cherubini “La linea d’ombra”
Beh il viaggio che ho fatto è legato ad una nostra sfida.
Non la semplice consegna di una macchina ad un cliente, come ne abbiamo fatte tante.
Ma un viaggio da cui ci aspettavamo delle risposte importanti.
Risposte che avrebbero indirizzato e condizionato non poco la rotta che LabMec avrebbe dovuto intraprendere.
Prima di salpare un salto indietro nel tempo, in particolare alla fine di questo inverno.
E, più precisamente, ad una notte di inizio marzo, quando abbiamo capito e deciso che non potevamo più aspettare.
Non potevamo più aspettare che il mondo si accorgesse di noi.
Sapevamo di essere bravi.
Sapevamo di essere un team affiatato e dalle grandi potenzialità.
Eravamo consapevoli che le nostre macchine avevano tanto da offrire in termini di qualità.
Ma nessuno lo sapeva.
Non lo sapeva il mercato.
Non solo.
Avevamo bisogno di risposte e conferme importanti e non potevamo aspettare che il mercato si accorgesse di noi.
Per farlo dovevamo essere pronti a rischiare e a venire fuori da soli.
Dovevamo dimostrare quanto di buono le nostre macchine erano in grado di offrire a tutti i nostri futuri partner e clienti.
Detto, fatto!
Imbarco a Civitavecchia, destinazione quella meravigliosa terra che è la Sardegna.
Intorno gli sguardi divertiti e rilassati dei vacanzieri.
Notte insonne, la nostra, sulla nave.
E non per il clima di festa e spensieratezza del caso.
Piuttosto nella mente le parole del brano di Jovanotti “… per la prima volta nella vita mia mi trovo
a saper quello che lascio e a non saper immaginar quello che trovo… portare questa nave verso una rotta che nessuno sa…”
E, ancora, le pagine della Linea d’ombra di Conrad lette da ragazzo, ritornate in un sol colpo quella notte in un tutta la loro forza e potenza.
Anche io, come il protagonista di Conrad, avevo una nave da traghettare verso un porto nuovo.
La mia nave, si chiamava LabMec.
La sfida: una commessa importante ed un carico altrettanto impegnativo da portare a destinazione.
Ma non solo.
Il giudizio di un grande esperto che avrebbe decretato la validità e la competitività o meno del nostro prodotto.
E, forse, anche delle nostre scelte future.
Sbarco alle 5 del mattino ad Arbartax, tra la calura estiva che iniziava a mordere come non mai.
Ad attenderci una persona che conoscevamo attraverso i video visti in rete.
Persona che avevamo fin da subito apprezzato non solo per la sua grande competenza, professionalità ed esperienza, ma anche per la sua franchezza, i suoi modi garbati, la simpatia e la spontaneità.
“Pane al pane carasau e vino al vino”
Come dargli torto!
Ci saluta con fare semplice, Stefano il Falegname.
Anche se oggi gode di una grande notorietà ed una grande stima da parte sia degli hobbisti evoluti che dei professionisti del settore, è rimasto la persona semplice e umile di sempre.
Simpatia a prima vista nei confronti di un professionista che, come me, pensa che quello delle macchine non sia rumore ma suono e che, quando una macchina lavora davvero bene, quella che ne viene fuori è musica.
Ci accoglie con la spontaneità che lo contraddistingue, Stefano.
Il tempo di fare colazione e subito iniziamo a parlare di macchine CNC.
Fin dalle prime battute ci rendiamo conto che la nostra giornata non sarà per nulla facile.
Dobbiamo convincerlo della qualità e dell’affidabilità delle nostre macchine.
E, soprattutto, del fatto che possono essere la risposta alle sue esigenze e a quelle di chi, come lui, ha deciso di imparare ad utilizzare una macchina CNC ad uso professionale.
Il tutto con dei costi interessanti.
Posizioniamo quindi la nostra macchina, la mettiamo in bolla e iniziamo a lavorarci…
La tensione in noi è tanta.
Mesi e mesi di lavoro, cura dei dettagli e nessuna cosa lasciata al caso.
Inutile girarci intorno, il momento è decisivo: siamo alla “prova del nove”.
Volete sapere com’è andata?!
Beh, provate un po’ a dare un’occhiata qui!
Bella e precisa come un’orchestra che dà inizio alla sua sinfonia.
Ogni cosa al suo posto.
Movimenti fluidi, zero vibrazioni, velocità raggiunte in rapido di circa 20.000 millimetri al minuto.
Prova di ripetibilità col comparatore centesimale, squadri perfetti e profondità di passate davvero notevoli.
Tasti dedicati (che abbiamo creato in collaborazione con Promax, l’azienda che ci supporta) inseriti per effettuare il rodaggio durante le prime accensioni per lubrificare i cursori e le viti dopo un periodo di inutilizzo della macchina.
Inoltre un tasto personalizzato per firmare le opere dei diversi artisti e artigiani.
Stefano ci propone alcuni piccoli suggerimenti sul carter di aspirazione e riguardo la consolle di comando.
Dettagli che abbiamo provveduto ad implementare in quella che è un’offerta, la nostra, in continua evoluzione.
Alla fine grande soddisfazione da parte di tutti e la consapevolezza di aver superato un test importantissimo.
Il resto sono profumi e colori di un angolo di Sardegna incantevole.
Stefano il Falegname ci invita a salire sulla sua ApeCar e ci porta a mangiare pesce nella sua isola.
Ed io, proprio come il protagonista del romanzo di Conrad, mi sento come un marinaio che è riuscito ad attraccare la sua nave in rada.
Oggi, a distanza di un po’ di tempo da quel viaggio, sono qui in ufficio a scrivere preventivi e ad incontrare un numero sempre maggiore di clienti che hanno deciso di puntare sulla tecnologia Labmec.
Tecnologia, quella ideata e realizzata interamente in LabMec, capace di venire incontro alle specifiche esigenze di ogni singolo cliente e di garantire sempre livelli di performance e standard di qualità ottimali.
Qualche dubbio?!
Beh, che dirvi: chiedete a Stefano il Falegname!
Provare per credere.
Ciao a tutti e… alla prossima!