STEM o STEAM? Tra acronimi e futuro della scuola

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Maurizio

Scuola 22 set 3 min

Se c’è una cosa che non manca nella scuola italiana sono gli acronimi.

Ogni giorno, studenti e docenti devono fare i conti con un vocabolario parallelo che fa sorridere e, a volte, anche disperare perché sembra fatto apposta per mettere alla prova la memoria di tutti.

Qualche esempio?

DS = Dirigente Scolastico;

ATA = Assistenti Tecnici e Amministrativi;

ITP = Insegnante Tecnico Pratico;

LIM = Lavagna Interattiva Multimediale, entrata in classe al posto del gesso;

DAD = Didattica a Distanza;

BES = Bisogni Educativi Speciali, cioè tutti quei casi in cui serve una didattica personalizzata;

DSA = Disturbi Specifici dell’Apprendimento;

PEI = Piano Educativo Individualizzato, pensato per studenti con disabilità;

PTOF = Piano Triennale dell’Offerta formativa;

RAV = Rapporto di Autovalutazione;

PNSD = Piano Nazionale Scuola Digitale, che prova a portare la scuola nel XXI secolo.

Ma tra tutte queste sigle ce ne sono due che hanno il potere di cambiare davvero la scuola: STEM e STEAM.

Cosa significano STEM e STEAM

STEM = Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica.

STEAM = aggiungiamo la A di Arte, perché creatività e innovazione non devono essere mondi separati.

Le STEM sono nate negli Stati Uniti e si sono diffuse ovunque come risposta a un mercato del lavoro sempre più tecnologico.

La versione STEAM è più recente, e riflette l’idea che l’intuizione artistica e la sensibilità creativa siano indispensabili per dare forma a scoperte e innovazioni.

In LabMec crediamo che questa integrazione sia fondamentale: se da un lato servono le competenze tecniche, dall’altro serve la capacità di immaginare, comunicare, progettare.

Cosa dicono le ricerche

La Commissione Europea già dal 2015 sottolinea l’urgenza di portare le STEM fin dalla scuola dell’infanzia, come base di una cittadinanza attiva e consapevole.

Secondo l’OCSE, nei prossimi 20 anni le competenze più richieste saranno proprio quelle legate a scienza, tecnologia e problem solving.

In Italia, il Rapporto Excelsior di Unioncamere segnala che quasi il 45% delle imprese fatica a trovare giovani con competenze tecnico-pratiche adeguate.

Questo dimostra una cosa: gli studenti hanno fame di concretezza. E la scuola deve rispondere.

Il ruolo dei laboratori

E’ qui che entrano in gioco i laboratori.

Il MIUR (oggi Ministero dell’Istruzione e del Merito) sottolinea che il learning by doing – imparare facendo – è il modo più efficace per apprendere le STEM.

Nei laboratori accade qualcosa di speciale:

  • gli studenti non solo ascoltano, ma sperimentano;
  • non solo memorizzano, ma applicano;
  • non solo studiano, ma scoprono attitudini e passioni.

Noi in LabMec ne siamo convinti: il laboratorio non è un accessorio della scuola, ma la sua anima più viva.

Dal banco al mondo del lavoro

Il passo successivo è chiaro: collegare la scuola con le imprese.

Per questo in LabMec progettiamo e realizziamo laboratori STEM pensati per le scuole, di cui alcuni già pronti e altri da creare insieme ai docenti, su misura per gli studenti.

Crediamo che senza strumenti concreti le STEM rischino di rimanere parole vuote.

Ma con i laboratori diventano esperienze, competenze, occasioni di futuro.

In conclusione

In mezzo a tutti gli acronimi della scuola, STEM e STEAM sono quelli che possono cambiare davvero la vita dei ragazzi.

Perché insegnano a pensare, creare, risolvere.

E allora la domanda è: vogliamo che restino solo lettere sulla carta o che diventino il cuore pulsante della didattica del domani?

Noi la risposta ce l’abbiamo già e a breve presenteremo i nostri laboratori e la “Sfida per l’innovazione”.

Vuoi scoprirne di più?

Tieniti pronto: il futuro si costruisce insieme, una sigla alla volta.